Regola numero uno del web: imparare a tutelare la comunicazione, per tutelare brand, business e reputazione, parola di Francesca Anzalone, esperta di comunicazione e cultura digitale, autrice, specializzata in comunicazione in emergenza e crisi mediatiche e da oltre ventitre anni attiva sul mercato come CEO di Netlife s.r.l. società di servizi di comunicazione e formazione specializzata nel digitale.
La comunicazione è sempre stata importante e strategica, ma oggi, le competenze legate alla comunicazione e all’ascolto attivo sono diventate necessarie. Il web e i social hanno portato chiunque da singolo a comunicatore pubblico, e poi a creatore di contenuti online; ma non sempre con la piena consapevolezza di diritti, responsabilità e doveri. Le parole hanno un peso, influenzano, affascinano e contemporaneamente possono fare male, distruggere la psiche, la reputazione e talvolta, come si legge nella cronaca portare addirittura a mettere fine alla propria esistenza. Ma online le parole e i contenuti in cui queste vengono assemblate, sono ancora più pericolose, se non si prende consapevolezza di ciò che realmente rappresentano: contenuti a tempo indeterminato sotto pressoché infinite interpretazioni.
Prima di inserire qualsiasi contenuto online (anche un commento è un contenuto), dobbiamo imparare a proteggere la comunicazione. Oggi qualsiasi contenuto è un rischio potenziale, quello che dobbiamo fare è renderlo “a basso rischio” di fraintendimento, di manipolazione, di “attacco”. Dobbiamo essere consapevoli dell’onda d’urto che le parole online possono generare.
Oggi nessuno si può permettere di condividere un pensiero, che poi nel web diventa contenuto, ricordiamolo sempre, senza averlo verificato e riletto nelle sue potenziali criticità. Si pensa al web come “tutto e subito”: lo scrivo, lo fotografo, lo riprendo, anzi faccio direttamente una Live e inserisco il contenuto nel web. Sembra quasi come se pensassimo che se non è condiviso online, allora non esiste; e dunque non esistiamo neppure noi. Siamo nell’era in cui il nostro vicino ci osserva dai social e magari quando ci incrocia sulle scale stenta a salutarci. Quel contenuto è un “posto dunque sono”, come scrivevo nel volume Ufficio stampa e digital PR, la nuova comunicazione (Hoepli, 2017). E quel contenuto è anche un “valore” attraverso il quale mi posso posizionare nella mente delle persone, diventare un nome riconosciuto. Ma non sempre ne siamo consapevoli, perché nessuno ci insegna a percepire l’influenza che subiamo da chi seguiamo, a riflettere se siamo in una bolla “impigliati” nei nostri bias, a comparare le fonti e a cercare il più possibile quella primaria. Il punto è che i dati ci descrivono come fortemente influenzati quotidianamente dai social (147 minuti al giorno) e dal web (quasi 6 ore al giorno), che se messi in relazione con le statistiche che descrivono quanto tempo passiamo con i famigliari ci dovrebbero fare sobbalzare. E’ fondamentale sviluppare un pensiero critico e analitico da applicare costantemente alle nostre azioni, percezioni e nuove abitudini, soprattutto legate al web.
Qualsiasi contenuto è potenzialmente a rischio, perché dipende dalla percezione del suo fruitore che ha la facoltà di commentarlo, condividerlo e “influenzarne il senso”. Se prima il nostro pensiero era una esternazione personale fatta in un luogo fisico, oggi diventa contenuto digitale, in un ambiente pubblico, popolato da migliaia di “spettatori”, di cui però non ci rendiamo completamente conto. E di quel contenuto perdiamo la governance nel momento stesso in cui lo inseriamo online. Siamo tutti potenzialmente creatori di contenuti e Influenzatori della nostra “nicchia”. Ma, quella nicchia, non ha un perimetro definito e definibile, sia in senso positivo che negativo. La capacità di analisi dei rischi e dunque la rielaborazione in contenuti “a valore aggiunto”, un fattore +2% di consapevolezza che cerca di tutelare il più possibile la comunicazione, è oggi, dunque, una competenza necessaria.
Le competenze di ciascuno devono essere aggiornate e adeguate alla trasformazione in essere, perché chiunque fa uso di web e social (ricordiamoci che WhatsApp rientra tra le piattaforme di social media) deve essere pienamente consapevole e responsabile dei propri contenuti.
Sotto questa considerazione, nell’anno europeo delle competenze nasce upskilling.it, brand di Netlife s.r.l., Società di servizi di comunicazione e formazione specializzata nel digitale attiva dal 2000, con l’obiettivo di diffondere una nuova cultura della comunicazione più consapevole e responsabile del cambiamento in essere (#consapevolmenteconnessi) e della dimensione digitale di cui siamo sempre più parte attiva.
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